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Invernale sul Monte Viglio

Distanza: 13,5 Km
Durata: 5h 30’
Quota Max: 2.156 m
Dislivello: 700 m
Sentiero: Parzialmente indicato
Difficoltà: EAI / PD-
Data: Marzo 2019

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Questo itinerario invernale ci porta sulla vetta del Monte Viglio che con i suoi 2.156 m è la cima più alta della breve catena dei Monti Càntari e del Parco naturale dei Monti Simbruini.
Premetto che quella che d’estate è un’escursione abbastanza semplice e più o meno alla portata di tutti, in inverno con la presenza di neve si presenta come una vera e propria via alpinistica. Pur non incontrando alcuna difficoltà di rilievo infatti, dovremo affrontarla con attenzione, pianificazione - meteo, condizioni del manto nevoso e rischio valanghe - e attrezzatura adeguata, ciaspole, piccozza e ramponi.

Partiamo dal Valico Serra Sant’Antonio (1.608 m) sulla strada da Filettino a Campo Staffi e imbocchiamo il sentiero 696a, una larga ed evidente mulattiera che ci porterà in circa 30 minuti alla Fonte della Moscosa.

Qui troviamo un segnavia e possiamo scegliere da che parte salire, entrambe le vie si ricongiungeranno in prossimità del circo glaciale dei Monti Càntari. In quest’occasione prendiamo a destra, seguendo il sentiero Nr. 651. In fondo a questo post trovate comunque anche le indicazioni per salire dall’altro lato, parte in giallo sulla mappa. Infatti questo è stato il mio secondo tentativo di quest’anno. La prima volta, nel mese di febbraio, proprio dove le due vie si congiungono, ho deciso di rientrare dato che la grande quantità di neve fresca e ventata unita alla temperatura decisamente alta avevano a mio giudizio reso il percorso un po’ pericoloso.
Ma torniamo a noi e proseguiamo sul Nr. 651 a mezza costa verso un rado bosco di faggi e fino ad un nuovo segnavia che ci indica la via sulla sinistra e ci porta a risalire un pendio piuttosto ripido in cui la vista si apre alle nostre spalle sul Monte Contento, il Monte Tarino e le cime abruzzesi in lontananza.
Il pendio termina al raggiungimento di una dorsale che seguiamo in salita fino a raggiungere il circo glaciale, puro spettacolo di roccia e neve che comincia a suggerire la sensazione di alta montagna, e a ricongiungerci con l’altra via, il sentiero 696a. Da qui cominciamo anche ad ammirare la vetta del Monte Viglio e prima di lui la parete del Gendarme.
Incontriamo un nuovo segnavia e proseguiamo costeggiando il filo di cresta, non troppo vicini al bordo per la presenza di cumuli di neve instabile, e proseguiamo fino a raggiungere la seconda cima dei Càntari (2.050 m) segnalata dalla presenza di una statua dedicata a San Giovanni.
Da questo punto la vista è davvero eccezionale! Il Viglio ora ci appare in tutta la sua austera bellezza, i ripidi pendii innevati e ghiacciati che brillano di luce argentea e oltre, le cime innevate dei Monti Ernici. Di fronte a noi la Val Roveto e le cime abruzzesi. Già arrivare a questo punto potrebbe essere un’escursione compiuta, ma la linea di cresta che conduce alla cima è troppo bella…

Da qui il percorso è evidente, si sale sul crinale dei Càntari fino a raggiungerne la quota più alta (2.103 m), indicata da un omino di pietre. Si prosegue poi seguendo il filo di cresta fino a raggiungere il Gendarme che possiamo risalire (breve passaggio di primo grado) oppure aggirare sul lato destro (sud). Io, solo e con l’attrezzatura fotografica nello zaino, ho preferito aggirarlo cosa che non è però necessariamente la più sicura, dipende dalla quantità e qualità della neve.
Passato il Gendarme basta un piccolo sforzo per riportarsi sulla linea di cresta e raggiungere i 2.156 m della vetta del Monte Viglio, indicati da una grande croce blu in ferro e, poco più sotto, da una statua dedicata alla Vergine.
Bellissimo l’affaccio a 360° con la catena del Velino-Sirente, la Maiella, i Monti Marsicani, gli Ernici, i Simbruini… uno spettacolo ovunque si guardi, reso ancor più prezioso dalla presenza di neve.
Per il ritorno possiamo ripetere lo stesso percorso oppure seguire la variante (in giallo sulla mappa) di cui ora vi accenno.

Come anticipato, arrivati alla Fonte della Moscosa, possiamo anche scegliere di seguire il sentiero 696a prendendo a sinistra. Passata una breve salita ci affacciamo in un’ampia radura che attraversiamo interamente fino ad affrontare un pendio piuttosto ripido e faticoso attraverso un bosco rado di antichi faggi, molto bello sopratutto in presenza di neve fresca, quando le nostre sono le prime tracce umane e fra le prime in assoluto.
Alla fine del pendio arriviamo ad uno spiazzo dove incontriamo un segnavia, una croce ed una statua; siamo alle Vedute di Monte Piano (1.838 m), bellissimo affaccio sulla Val Roveto e le montagne abruzzesi.
Da qui pieghiamo a destra, come indicato dal segnavia, e poco oltre ci troviamo al cospetto del circo glaciale, bellissimo ed antico relitto di un mondo primordiale. Siamo di fronte ad un’altra ripida e stancante salita che ci porterà ad incrociare il sentiero 651 di cui abbiamo parlato sopra. Continuiamo da lì…

Naturalmente entrambe le vie si possono alternare, scegliendone una per la salita ed una per la discesa così da variare un po’ il percorso. Forse quest’ultima che passa da Monte Piano è un po’ più impegnativa in salita per via del dislivello concentrato e potenzialmente più pericolosa in caso di neve instabile nel ripido pendio che passa alla destra del circo glaciale.