Anche quest’anno ho pensato di (ri)condividere con voi le mie foto preferite fra quelle pubblicate nel corso dell’anno precedente, il 2019. Pubblicate, non scattate, perché la post-produzione, anche se nel mio caso davvero minima, è a tutti gli effetti parte fondamentale della realizzazione di uno scatto.
Probabilmente un buon fotografo dovrebbe saper valutare una propria immagine senza farsi condizionare dal ricordo, dall’emozione o dalla circostanza che ha portato alla realizzazione.
Ma io voglio concedermi il lusso di far si che la mia scelta sia sempre dettata principalmente proprio dall’emozione dell’esperienza vissuta e solo in parte dalla rarità del soggetto o dalla qualità dello scatto.
Su queste basi ho scelto le immagini che trovate qui sotto…
Luci d’inverno
Siamo nel Parco naturale dei Monti Simbruini in una mattina invernale e, ciaspole ai piedi, attraversiamo una faggeta incantata. Tutto è ricoperto da un’abbondante strato di neve, gli alberi sono ghiacciati e il silenzio assoluto. Ed il sole che si alza di fronte a noi, illuminandoci il viso, promette una splendida giornata.
È l’inizio di una nuova avventura…
L’incontro
Siamo nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in una vallata piuttosto remota e fortunatamente molto poco frequentata. Ed è incredibile, sempre parlando di emozioni, quanta differenza faccia questo punto.
Fotografare od osservare i cervi nel periodo del bramito è un‘attività sempre più richiesta e la quantità di appassionati che visita l’area è davvero notevole. Così il rischio di trovarsi in zone affollate e di fotografare tutti gli stessi esemplari, magari quelli più comodi e confidenti, diventa molto alto.
L’incontro però, quello vero, per come la vedo io dovrebbe essere un’esperienza intima, segreta. E questo può accadere solamente in aree remote, lontano dall’uomo, a tu per tu con un ambiente cha affascina ma spaventa anche un po’ e con animali schivi e poco avvezzi a mettersi in posa.
Solo così la ricerca di una foto diviene esperienza.
Monte Viglio
Il Monte Viglio, parte della breve catena dei Monti Cántari, con i suoi 2.156 metri di altezza è la cima più alta del Parco naturale dei Monti Simbruini.
Non sono molti, naturalmente, ma risalirla in inverno offre scenari davvero appaganti e la sensazione è quella di trovarsi su una montagna vera, imponente.
In particolare se si decide di andarci in solitaria, (cosa che per la sicurezza comunque sconsiglio), e se si ha la fortuna, come è stato per me in quest’occasione, di non incontrare anima viva per tutte le 6/7 ore che ho passato sui suoi crinali.
Ad accompagnarmi solamente il suono del vento e dei miei passi e i grandiosi scenari davanti ai miei occhi.
Un’esperienza che ancora porto nel cuore… ed ecco perché ho inserito questo scatto fra i miei preferiti.
Fra i colori d’autunno
In alcune aree del Parco nazionale d’Abruzzo l’incontro con il camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata) è quasi una certezza. Tuttavia fino a non molti anni fa questa sottospecie di camoscio era prossima all’estinzione e anche oggi, benché il numero di esemplari sia stabile o in leggero aumento, a seconda delle aree, la sua sopravvivenza è minacciata da diversi fattori, quali la scarsa varietà genetica e la scarsa consistenza dei gruppi.
In quest’occasione mi trovavo poco oltre lo Stazzo di Monte Amaro diretto alla vetta, quando alla mia sinistra ho notato un branco di una decina di camosci intenti a nutrirsi. La mia presenza non li disturba più di tanto, gli basta alzare gli occhi di tanto in tanto dal loro pasto per assicurarsi che io resti ad una certa distanza.
Rimango ad osservarli per un po’, un incontro in natura è sempre un’emozione, ma la mia posizione sopraelevata e il fondale confuso non offrono l’opportunità di buoni scatti.
Decido allora di proseguire verso la cima quando a una certa distanza dal branco vedo questo giovane esemplare intento a rilassarsi su una roccia isolata, sullo sfondo la faggeta dorata. Questa si che è un’occasione fortunata, tutti gli elementi sono al loro posto.
Qualche scambio di sguardi, un po’ di scatti e poi entrambi riprendiamo il cammino seguendo la propria strada.
Lo squarcio
Qui ci troviamo in Umbria, territorio davvero ricco di arte, storia e natura e durante la visita a uno degli innumerevoli borghi medievali arroccati sulle colline si sfoga un violento temporale.
In fotografia le condizioni meteo avverse sono in realtà quasi sempre una fortuna non fosse che, dipendente da dove ci troviamo, possano diventare un po’ pericolose.
Ma naturalmente non è questo il caso…
Davanti ai nostri occhi le fitte nuvole corrono veloci e sulla destra uno squarcio nel cielo lascia filtrare i raggi di sole che presto abbracceranno tutta la vallata.
Uno spettacolo della natura!